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Il fumetto ai tempi del coronavirus

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Il fumetto ai tempi del coronavirus

di Stefano Bidetti

Ebbene, come si sta sentendo dire di questi tempi, è arrivato! E da noi in Italia più prepotente e cattivo che mai! Un mio cugino qualche tempo fa utilizzò il paragone con il cavallo di Troia, per significare il modo subdolo e furbo con cui si era intrufolato tra di noi. Allora forse lo avremmo potuto chiamare “Ulisse”, che poi in fondo in fondo tanto una brava persona non doveva essere… O magari se n’è rimasto via dieci anni per scontare una quarantena? Vai a sapere! In ogni caso il nostro nemico del momento si chiama “covid 19”. A pensarci bene non riesce neanche ad avere il nome degno di un supernemico dei supereroi made in USA, anche se per sconfiggerlo sarà necessario un numero di pagine leggermente superiore a quelle medie di un albo americano a fumetti!
Di certo le ripercussioni sulla vita di tutti i giorni sono talmente tanto condizionanti che parlare di fumetto potrebbe sembrare frivolo; ma è un fatto che tutti i settori, in un modo o nell’altro, devono farci i conti e scontarne le conseguenze. Si sta rinunciando alla socialità, alle possibilità di aggregazione e anche semplicemente alle occasioni di incontro. Uno dopo l’altro si stanno annullando i vari eventi, con notevoli danni a discapito di chi organizzava e di chi a quegli eventi collegava possibilità di contatto, di conoscenza, di promozione delle proprie iniziative. Passando solo per i maggiori, abbiamo assistito al rinvio di Cartoomics (Milano) a ottobre, al congelamento di un anno di Lucca Collezionando (anche perché è stato spostato nel più freddo mese di febbraio!), al rinvio all’estate del Comicon di Napoli; allargando lo sguardo, si annullano presentazioni e conferenze, si chiudono discoteche, cinema e teatri, si blindano bar, pub e ristoranti. Si giocano a porte chiuse alcuni incontri sportivi (e non si sa fino a quando ancora) e magari presto si dovranno celebrare a porte chiuse anche matrimoni e funerali…

Insomma, il mondo cambia e la vita di ognuno di noi si sta rovesciando su se stessa, chiusi in casa, affidandoci ai telefoni (al massimo qualche videochiamata) e alla TV; la quale peraltro vomita 20 ore su 24 i dati allarmanti del contagio. In attesa peraltro che l’ennesima incursione del “bastardo” in qualche altro settore non faccia mettere a rischio di chiusura anche quello.
Il fumetto storicamente si produce a porte chiuse. Tranne che negli ultimi anni, i disegnatori sono sempre stato tappati nelle loro stanzette, o al massimo nei loro studi, a disegnare e disegnare; le case editrici, sempre meno affollate, probabilmente potranno diradare le presenze (quanti uffici in questi giorni stanno mettendo in ferie i propri dipendenti?), gli albi si venderanno online ancor più di quanto già non fosse. Vorrà dire che, dovendo rimanere in casa, ognuno di noi recupererà la lettura di quel buon 80% di fumetti accumulati e mai neanche sfogliati!
Ecco perché non penso che se ne avrà a male il buon Gabriel García Márquez, se ho voluto anch’io parafrasare il titolo di uno dei suoi romanzi più famosi: so che di questi tempi è un po’ inflazionato, ma in fondo si tratta di trovare tutti il modo di adattarsi…
Il fumetto ultimamente era in realtà sempre più fatto di condivisione, di chiacchiere, di immagine pubblica. La possibilità, in fondo abbastanza recente, di incontrare i propri autori preferiti è qualcosa alla quale ormai in molti non hanno gran voglia di rinunciare. Magari alcuni disegnatori sono diventati un po’ troppo delle star (e alcuni magari anche immeritatamente, se si deve dire il vero), però è un fatto che un contatto umano sottostante a matite, chine e balloon abbia arricchito tutti quanti e, soprattutto, ha dato a lettori e appassionati (due categorie che non sempre coincidono!) la possibilità di capire bene cosa ci sia lungo e dietro la filiera produttiva di quelle “pagine a quadretti”.
Si incentiveranno i video amatoriali con le interviste a distanza e le conference call? Si darà vita a nuovi sistemi di fruizione? Dipende probabilmente dalla lunghezza del tempo di “isolamento” che si dovrà scontare. Di certo, l’uomo – e il fumettaro in particolare – non ha mai mancato di fantasia e creatività, e quindi non è da escludere che l’inventiva possa dar vita a proposte interessanti. Staremo a vedere, mentre sfogliamo un fumetto del 1994 che non ricordavamo neanche di aver comprato…
W il fumetto!


postato il 9/3/2020 alle ore 11:20

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